From Urban Health to Urban Diabetes
David Napier, Professore di antropologia e direttore della Rete delle Società scientifiche, University Collge London
Sono stato onorato dell’invito a prendere parte, quale professore dell’University College London, epidemiologo e componente la Rete delle Società scientifiche impegnate su come combattere il diabete e l’obesità a livello locale, alla Conferenza “Health in the Cities”, promossa dal Ministero della Salute nell’ambito del semestre di Presidenza Italiana del G7.
La conferenza internazionale di Roma ha coinvolto le maggiori istituzioni sanitarie ed è stato bello per me vedere con quale entusiasmo tutti coloro che sono stati coinvolti, ognuno con la propria competenza, hanno cercato un punto di incontro comune affinché gli sforzi di ognuno trovassero maggiore efficacia nel perseguire comuni obiettivi, con impatto il più possibile globale. Raramente accade. Questa giornata ci ha visto impegnati a lavorare insieme, e questo anche nei prossimi mesi, per capire meglio le vulnerabilità nelle aree urbane. Io ho dato il mio contributo e i miei suggerimenti. Il mio interesse in particolare è capire lo sviluppo delle malattie non trasmissibili e croniche nelle aree urbane, nello specifico il diabete. Abbiamo davvero bisogno di prendere sul serio l’agenda della salute e di tutte le politiche in modo che possiamo capire come le malattie sono influenzate non solo dai nostri incontri clinici, ma anche da ciò che avviene nelle strutture ospedaliere, nei reparti medici. Non solo, sono anche influenzate da fattori che vanno oltre l’aspetto medico e coinvolgono i potici e altre figure professionali.
Il modo in cui viviamo, il modo in cui viaggiamo, il modo con cui gestiamo la nostra vita in termini di cibo, la nutrizione in famiglia, il rapporto con medico ed infermiere. Tutto incide sulle malattie nelle città. Quindi le città devono organizzarsi per non far ammalare e per non aggravare chi è già malato. In Italia penso siate avvantaggiati dalla vostra cucina meravigliosa e dall’ambiente storico che vivete nelle vostre grandi città, quindi che l’Italia sia da esempio.