Stefano Vella,
Direttore Centro per la salute globale dell’Istituto superiore della sanità, ISS
La salute nelle città è la salute di tutti perché il futuro, purtroppo, è inevitabilmente dentro le città. Nelle Grandi megalopoli da qui al 2100 avverrà un disastro.
Ci vuole ricerca, i problemi li sappiamo però bisogna anche capire quali sono gli interventi più efficaci perché se andiamo a parlare di “non-health”, cioè tutto quello che non è biomedico, le sappiamo le cose, cioè il fumo, alcol, ecc, però dobbiamo lavorare sui determinanti sociali che sono collegatissimi. La povertà, ad esempio, è sicuramente un determinante molto importante perché si sa che i più poveri si ammalano di più e muoiono prima poiché molte delle soluzioni per un corretto stile di vita sono oggi meno accessibili a tutti: è più facile fare sport se hai un parchetto sotto casa, è più facile anche smettere di fumare se sei ricco.
C’è un contesto sociale, aggravato oggi anche dalla crisi, avendo il 25% di persone, soltanto in Italia, sotto la soglia di povertà. È chiaro poi che il bambino il sabato lo porti al McDonald’s perché non hai soldi per portarlo a mangiare fuori meglio. Questo è solo uno dei tanti determinanti, poi c’è tutto il resto sul quale però bisogna fare ricerca.
Ho presentato uno studio europeo che stiamo facendo di “foresight”, cioè stiamo andando a vedere qual è la prospettiva delle malattie croniche nel 2050, questo ci ha chiesto la commissione europea e abbiamo fatto un modello in cui andiamo a vedere quale “policy” sarebbe necessaria per spostare il “barrier” delle malattie croniche e abbiamo prospettato vari scenari, dal peggiore al migliore.
Tutte queste cose però vanno studiate: anche le “policies” vanno guardate sul campo, vanno fatti degli studi poiché non si può solo parlare, va fatta ricerca per dare poi ai decisori politici indicazioni importanti sulle “policy”.
Questo è l’obiettivo.